Shakespeare era un brand, ma non vendeva formaggini

 

La notizia del giorno è:
William Shakespeare (1564-1616), drammaturgo di fama mondiale, di più “Il drammaturgo”, non ha scritto tutte le tragedie che portano la sua firma.

Ecco una cronologia presunta del suo presunto teatro:

1590 Tito Andronico
1590 La commedia degli errori
1591 La bisbetica domata
1592 Sogno di una notte di mezza estate
1592 Enrico VI
1593 I due gentiluomini di Verona
1594 Pene d’amore perdute
1594 Romeo e Giulietta: la tragedia
1595 Riccardo II
1596 La vita e la morte di Giovanni il re
1597 Il mercante di Venezia
1598 Enrico IV
1599 Enrico V
1599 Giulio Cesare
1599 Molto rumore per nulla
1600 Come vi piace
1600 la dodicesima notte
1601 Le allegre comari di Windsor
1602 Amleto
1603 Troilo e Cressida
1603 Tutto è bene quel che finisce bene
1604 Misura per misura
1604 Otello
1606 Re Lear
1607 Macbeth
1608 Antonio e Cleopatra
1608 Pericle, principe di Tiro
1610 Cimbelino: la tragedia di un re d’Inghilterra.
1611 Il racconto d’inverno
1611 La tempesta
1613 I due nobili congiunti
1613 Enrico VIII

1616 Chi più ne ha, più ne metta

La tesi: non rientra nelle possibilità umane scrivere da solo un capolavoro mondiale o addirittura più di uno all’anno. Non c’è il tempo pratico. Senza dimenticarsi che la Storia (la solita insolente) racconta che Shakespeare era dopo che drammaturgo anche impresario, regista, attore oltre che formidabile bevitore e gran trombatore. Ma per Ofelia!, c’era da scrivere tutto a mano, mica al pc; c’era da andare in biblioteca per le ricerche in carrozza mica in metro!
Però, ora non distraiamoci.
Dicevo, Shakespeare non ha scritto tutte le tragedie che portano il suo nome.
A dimostrazione di ciò chiamo a testimoniare tutti i suoi sonetti d’amore. Versi da poeta qualunque, poc’altro.
Mi rifiuto di chiamare a testimoniare anche l’epitaffio che ha voluto per la sua tomba. Troppo brutto per essere citato.
La bassezza dei suoi sonetti combinata alla disumana quantità di tragedie teatrali firmate bastano per asserire che Shakespeare era un brand. Oppure aveva una numerosa e ben frequentata bottega per dirla in termini pittorici rinascimentali piuttosto che economici contemporanei.
Shakespeare non dico che non ha scritto, semplicemente non ha scritto da solo le sue tragedie. Si avvaleva di ghost writers.

Ah, lo scrittore fantasma.. professione che posso dire di conoscere bene. Il funzionamento è semplice: tu scrivi e qualcun altro firma. Altrimenti quello che scrivi non sarà pubblicato, altrimenti smetti di farmi perdere tempo e vai a farti leggere da quelli del Tamarindo.
Come professione non è male: ci si alza tardi al mattino, si arriva in ufficio in infradito oppure spettinato, oppure in ufficio non ci si va per niente. Insomma, professione per la quale si fa quello che ci pare per la maggior parte del tempo: si legge, si pazzeggia, si scrive, si rispetta le consegne delle bozze e, a fine mese, si emette fattura. Tutto facile, tutto leggero. Senza troppi pensieri. Senza soprattutto i pensieri d’andare a colazione con l’editore, o di farsi tre ore di traffico per raggiungere l’ufficio Siae. Per non parlare delle conferenze stampa, le interviste evitate.. Tutte cose che tu non hai bisogno di fare. Perché tu sei il puro artista, tu sei la giovane promessa, tu sei il talento svitato da tenere buono con in regalo qualche bottiglia di vino.
Fino a qui nulla da eccepire, nessun accento polemico.
I problemi arrivano quando mi vien voglia di inviare qualche cv in giro perché io, scrittore fantasma, non so mai quale sia la più giusta cosa da scrivere per presentarsi.
Poeta, no. Meglio evitare. Non per altro, ma è un mestiere in via di estinzione, come spazzacamino o straccivendolo: è un lavoro che non cerca più nessuno. Non funziona.
Ma allora cosa?
Redattore testi creativi, è un ossimoro sgradevole; assistente screenwriter, non vuol dire niente; aiuto soggettista non è scrivere.. ormai nel mio cv ho scritto di tutto, ma mai niente di più. C’è da stare attenti a non turbare la suscettibilità degli ex e futuri datori di lavoro.
Per lanciare un messaggio chiaro, da informato, di più: da illuminato, per far capire che so già il fatto mio e non ho bisogno di troppe spiegazioni, quasi quasi metto on-line un annuncio tipo:
AAA ghost writer offresi. Per tutti gli scrittori e autori affermati in crisi. Per tutti gli sceneggiatori che hanno solo voglia di godersi la vita. Io scrivo e voi firmate. Massima discrezionalità. Astenersi perditempo.
Non male eh? Anche se, sinceramente, più che ghost writer, penso che metterò holy spirit’s writer, in onore dello scrittore fantasma più popolare e famoso della storia dell’umanità.

E che Shakespeare non mi maledica.

Alessandro Berni

Articolo pubblicato su: http://thetamarind.eu/2009/02/14/shakespeare-era-un-brand-ma-non-vendeva-formaggini/

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